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L'oro blu: problemi e prospettive.


FILIPPO VANNUCCI



Introduzione

Le previsioni si stanno avverando. L'acqua potabile sta diventando sempre più un business di vaste proporzioni per multinazionali che cercano di conquistare una posizione dominante nel settore. Le cronache degli ultimi tempi ci dimostrano come la posta in palio sia alta: già da alcuni anni gestendo soltanto il 5% dei servizi idrici mondiali le multinazionali riescono ad avere profitti pari al 40% di quelli del settore petroliferoi . Sulle conseguenze di questo processo sono stati espressi giudizi a volte contrastanti, tuttavia è innegabile come esista un contrasto tra privatizzazione delle risorse e garanzia dell'accesso all'acqua come diritto fondamentale dell'uomo. A ciò si oppongono, un po' ovunque, movimenti contro la privatizzazione per il ritorno ad una gestione pubblica di un bene indispensabile per la nostra sopravvivenza.
Cercheremo di presentare una breve panoramica del problema analizzando in tre interventi separati alcune delle tematiche relative alla gestione delle risorse idriche:



I. Risorse idriche ed emergenze umanitarie
II. Problemi di gestione di una risorsa comune: le cosiddette zone "idroconflittuali"
III. Ri-pubblicizzazione dell'acqua: la strada corretta per una gestione più efficiente delle risorse?



Risorse idriche ed emergenze umanitarie


Allo stato attuale ci troviamo di fronte ad una serie di emergenze umanitarie di vaste dimensioni dovute alla scarsità di acqua dolce. Ciò trova conferma nei dati forniti dalle Nazioni Unite sulla crisi idrica che affligge il pianeta: circa 80 paesi, che rappresentano il 40% della popolazione mondiale, non hanno risorse sufficienti (meno di 2.7 litri al giorno per persona) di acqua dolce e almeno un miliardo di persone non ha accesso a risorse di acqua potabileii . Secondo le stime della Banca Mondiale, si possono individuare tre soglie che indicano il livello di deficit idrico di un paese: il livello minimo si colloca entro i mille m3 annui per persona, se il livello è inferiore a cinquecento m3 siamo in presenza di una situazione critica, mentre al di sotto dei cento m3 annui si deve ricorrere all'importazione di acqua o a strumenti alternativi (come per esempio la desalinizzazione delle acque marineiii ). Rapportando i dati relativi alla disponibilità pro capite di acqua con le tre soglie sopra citate ci accorgiamo come, attualmente, almeno trenta paesi si collocano al di sotto della soglia più bassaiv . La tabella qui riportata (tab. 1), relativa ai dati sull'accesso mondiale a forniture di acqua nel periodo tra il 1990 e il 2000, mostra come ancora nel 2000 il 18% della popolazione mondiale non disponeva di un accesso a fonti d'acqua dolce entro un chilometro dalla propria abitazione e ben il 53% del totale non disponeva di un accesso a connessioni domestiche.


 

Anno

Senza accesso

 

(milioni)

Accesso a fonti d’acqua entro

1 chilometro

(milioni)

Accesso attraverso connessioni domestiche

 

(milioni)

1990

21%

(1126)

38%

(1981)

41%

(2159)

2000

18%

(1099)

35%

(4956)

47%

(2846)

 

Tab. 1: Accesso a forniture idriche.
Fonte: WHO e UNICEF.


L'emergenza, com'è evidente, diventa di vaste proporzioni nei paesi in via di sviluppo. In questi paesi, infatti, alla scarsità di risorse naturali, si aggiunge frequentemente una forte carenza dal punto di vista gestionale. La presenza di impianti per la distribuzione idrica non adeguati o gestiti in modo non corretto comporta uno spreco di acqua quantificato, secondo le stime effettuate dall'ONU, nella misura del 50% per l'acqua destinata al consumo umano e del 60% per l'acqua usata in agricoltura. Tale carenza gestionale si ripercuote anche sul lato qualitativo delle risorse in quanto l'assenza di impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue genera un progressivo impoverimento delle risorse esistentiv , aumentando di conseguenza anche la possibilità di contrarre infezioni e malattie. Riguardo al problema dell'inquinamento delle fonti di acqua, Shiklomanov rileva come:

"[...] ogni metro cubo di acqua contaminata scaricata nei bacini o flussi idrici naturali rende inutilizzabili da 8 a 10 m3 di acqua pura. Ciò significa che la maggior parte delle regioni e delle nazioni del mondo si trovano già oggi di fronte alla minaccia di un catastrofico impoverimento qualitativo delle loro risorse idriche"vi .

La quantità minima di acqua di cui una persona necessita deve comprendere anche una parte per l'igiene personale e per le funzioni domestiche. Il WHO/UNICEF Joint Monitoring Programme indica in una quantità di 20 litri/giorno per persona da una sorgente entro un chilometro di distanza come la quantità minima per assolvere alle diverse esigenze nutritive e di igiene di una personavii (altri autori indicano in 50 litri/giorno la quantità necessariaviii ). In assenza di questi standard minimi di acqua giornaliera risulta difficile prevenire la trasmissione di molte malattie. In questo senso la dichiarazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, è piuttosto chiara: "Nessuna singola misura riuscirà a far di più per prevenire le malattie e salvare vite nel mondo in via di sviluppo che il rendere accessibile a tutti acqua sicura e impianti igienici adeguati"ix .
I dati forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziano le dimensioni dell'emergenza: ogni 15 secondi un bambino muore per la diarrea e nel solo 1998 ben due milioni persone sono morte per disturbi legati a questa malattiax .
Come facile intuire la situazione tenderà al peggioramento, in assenza di interventi strutturali, a causa dell'aumento dei consumi e del peggioramento qualitativo delle risorse dovuto a fenomeni di inquinamento. Possiamo vedere sinteticamente come il peggioramento sarà dovuto a fenomeni strettamente collegati tra loro come l'aumento della popolazione mondiale e la necessità di incrementare la produzione agricola.
Analizzando i dati relativi alla richiesta di acqua dolce ci accorgiamo che i consumi maggiori si hanno proprio nel settore agricoloxi . Nel caso dell'agricoltura, il problema della scarsità di acqua si collega strettamente ad un altro problema di primaria importanza costituito dalla necessità di garantire il cibo per tutti. E' evidente come sia necessario incrementare la produzione per sopperire alla richiesta, considerando che esiste tuttora una parte consistente di popolazione che non ha accesso ad una quantità sufficiente di ciboxii (tale richiesta aumenterà nei prossimi anni come conseguenza diretta della crescita della popolazione mondiale). La popolazione crescerà, secondo le stime più recenti effettuate dalla FAO, nei prossimi trenta anni fino ad arrivare a più di otto miliardi di persone e l'incremento maggiore si avrà nei paesi in via di sviluppo.
Il consumo di acqua per scopi industriali costituisce la seconda fonte di prelievi dopo l'agricoltura; si calcola inoltre che questi tenderanno ad aumentare fino a rappresentare circa il 24% del totale entro il 2025xiii .


TABELLA 2

 


Fig. 2: Prelievi e consumi per settore.
Fonte: Shiklomanov, Igor A., State Hydrological Institute e UNESCO,
1999.


Strettamente connesso all'incremento della popolazione mondiale, il problema della formazione e dell'espansione delle grandi metropoli costituisce un altro fattore di crisi nella gestione delle riserve idriche del pianetaxiv . Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità la popolazione mondiale raggiungerà la soglia di otto miliardi di persone entro il 2024xv . La crescita maggiore si avrà nei PVS, mentre nei paesi industrializzati si prevede un calo della popolazione di circa il 6%.
Alla luce di questi dati, s'intuisce come il rapporto tra scarsità delle risorse ed aumento della richiesta delle stesse possa portare ad un aumento esponenziale del prezzo dell'acqua laddove si decida di lasciare l'intero settore in mani private. Inoltre, come avremo modo di vedere successivamente, la situazione potrebbe portare tra non molto all'esplosione di vere e proprie "guerre dell'acqua". Scopo del prossimo intervento sarà quello di mostrare una panoramica delle regioni più a rischio di un conflitto per il controllo delle risorse idriche.

 

 


i Fantini Emanuele, "La privatizzazione fa acqua", in Volontari per lo sviluppo, n° 46, Marzo 2006, pag. 8.
ii ONU: 2003 Anno internazionale dell'acqua dolce, pubblicato dal Dipartimento delle Nazioni Unite per l'informazione Pubblica; sito internet: http://www.wateryear2003.org.

iii Esistono pareri discordanti circa le possibilità di utilizzo di questa tecnica di trattamento delle acque saline, sia per i costi elevati sia per l'impatto ambientale che può avere.
iv Di questi 30 paesi, 11 si trovano nel continente africano e 14 in quello asiatico. Fonte: water resources, FAO AQUASTAT 2002; sito internet: http://www.fao.org/ag/agl/aglw/aquastat/main/index.stm

v Si calcola che nei paesi in via di sviluppo il 90% delle acque reflue non subisca trattamenti di alcun genere.
vi Shiklomanov, Igor, in AAVV, Del diritto alla buona acqua, a cura di Fondazione Roberto Franceschi., Milano, Fondazione Roberto Franceschi, 2002, p. 23; sito internet: http://www.fondfranceschi.it/

vii Fonte: World Health Organization, Domestic water quantity, service level and health; sito internet: http://www.who.int/water_sanitation_health/diseases/wsh0302/en/index.html

viii Ibidem.
ix Dichiarazione del Segretario Generale ONU Kofi Annan; Rapporto del millennio ONU: 2003 Anno Internazionale dell'acqua dolce; sito internet: http://www.wateryear2003.org.

x World Health Organization, Global water supply and sanitation assessment 2000 report, World health organization and United nations childrens fund, 2000; sito internet: http://www.who.int.

xi Consumo di acqua dolce nel 2000: 69% per le attività agricole, 21% per l'industria e il 10% per le attività domestiche; sito internet: http://www.fao.org/english/newsroom/news/2002/9700-en.html

xii Nel World Food Summit del 1996, si è posto come obiettivo la riduzione del numero di persone che soffrono di malnutrizione di 400 milioni di unità entro il 2015.
xiii Secondo le previsioni, l'uso di acqua per scopi industriali tenderà ad aumentare passando da circa752 km3/anno del 1995 a circa 1170 km3/anno nel 2025, arrivando quindi a rappresentare circa il 24% dei consumi totali di acqua.
xiv Gleick, H. Peter, Water in crisis, op. cit., p. 105; Petrella, Riccardo, Il manifesto dell'acqua, op. cit., pp. 31-33.
xv La popolazione mondiale ha superato la soglia di 6 miliardi di persone nel 1999. Nel 1804 la popolazione era circa pari ad 1 miliardo di persone, nel 1927 raggiunse la soglia di 2 miliardi. Nel 1960 la popolazione contava 3 miliardi di persone . Dopo 14 anni era salita a 4 miliardi e nel 1987 si superarono i 5 miliardi di unità; World Health Organization, Global water supply and sanitation assessment 2000 report, op. cit.

 

Pubblicato su www.AmbienteDiritto.it il 07/05/2006

 

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